12 Ottobre 2025
Tempo di lettura: 6min
Le voci dei genitori sul coming out delle persone trans
Gaynet
La campagna Meglio a Colori e Agedo hanno lanciato il progetto “Con il loro nome”, coinvolgendo genitori e persone trans.
Dare un nome alle cose. Renderle manifeste. Scegliere di farle esistere.
Il coming out è questo, per molte persone LGBTQIA+. E per le persone trans, è anche molto di più. È scegliere di esistere
Queste le parole che hanno accompagnato il video sui social nel giorno del Coming Out day, presentato come un gioco fatto in famiglia, per mostrare come non dovrebbero essere le aspettative a guidare un genitore, ma la voglia di vedere felice le proprie figlie e i propri figli.
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L’origine del Coming Out Day
L’International Coming Out Day si celebra ogni anno l’11 ottobre ed è nato nel 1988 negli Stati Uniti grazie agli attivisti Robert Eichberg e Jean O’Leary. La data ricorda la seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle persone lesbiche e gay, tenutasi l’11 ottobre 1987.
L’obiettivo è incoraggiare la visibilità delle persone LGBTQIA+ come gesto politico e personale di liberazione e consapevolezza.
Solo il 43% delle persone LGBTIQ in Italia oggi si dichiara abbastanza o molto aperto nel rendere visibile il proprio orientamento o identità di genere, contro una media del 51% nei 27 Paesi dell’Unione Europea (dati European Union Agency for Fundamental Rights, 2024).
Inoltre, il 22% delle persone LGBTQIA+ evita spesso alcuni luoghi pubblici per paura di essere aggredito o minacciato. Per le persone trans, la percentuale sale al 27%, una su tre.
“Con il loro nome”: un gioco fatto in famiglia

Da sinistra: Luigi (papà di Kevin), Stefania (mamma di Kevin), Vania (mamma di Aurora), Paola (mamma di Sasha)
Realizzato per questa occasione dal team di Meglio a Colori in collaborazione con Agedo Roma (Associazione di genitori, parenti, amiche e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, +) e il supporto tecnico di Gaynet, “Con il loro nome” è un gioco fatto in famiglia per mostrare come non dovrebbero essere le aspettative a guidare un genitore, ma la voglia di vedere felici le proprie figlie e i propri figli.
Un particolare ringraziamento va all’associazione Libellula APS, che ha sostenuto la parte organizzativa, e a tutte le famiglie che hanno partecipato al progetto, condividendo storie e riflessioni che ricordano quanto il coming out sia un atto d’amore reciproco, prima ancora che un gesto di coraggio individuale.
Le storie di Kevin, Aurora e Sasha

Da sinistra: Kevin, Aurora, Sasha
Kevin è un attivista e studente prossimo alla laurea magistrale in Sociologia. Ha fatto coming out come ragazzo trans nel 2022 e lo racconta di fronte alle telecamere insieme a papà Luigi e mamma Stefania.
Come dice Luigi: “Il coming out ha fatto sì che il mio rapporto con mio figlio cambiasse dalla notte al giorno.”
Aurora, insegnante di matematica e fisica alle scuole superiori, vive a Manziana. Nel 2024 ha fatto coming out come donna trans, instaurando un dialogo ancora in corso con la madre Vania, che ammette: “Anche se d’accordo non sono, però quello che deve fare il genitore è accompagnare.” Per Aurora, il coming out è stato “il mio rivelo chi sono”.
Sasha, 19 anni, vive a Roma con la madre Paola. Sta per iniziare Scienze Politiche e attende a breve la rettifica del documento. Studia recitazione e suona il basso. Paola racconta: “Il coming out ha portato via la nuvola nera che avevamo sulla testa: non conosci mai le cose, le persone, gli oggetti se non gli dai un nome.”
Persone trans e propaganda ideologica in Italia
Nonostante la depatologizzazione delle identità trans e non binarie da parte dell’OMS nel 2018, in Italia le persone di genere considerato “non conforme” sono sempre più al centro di una grave propaganda ideologica.
Dalle polemiche sul “gender nelle scuole” al DDL Sasso-Valditara contro l’identità alias, fino al nuovo disegno di legge che rende praticamente inaccessibili le cure per le persone trans minorenni, il clima politico e mediatico contribuisce a diffondere paura e disinformazione.
Come denunciato da ItaliaTransAgenda e TGEU (Transgender Europe), il Governo italiano ha introdotto un disegno di legge che obbliga le giovani persone trans a sottoporsi a valutazioni psichiatriche obbligatorie prima di poter accedere alle cure, con ogni prescrizione soggetta all’approvazione di un comitato etico nazionale. Il disegno di legge prevede inoltre un registro nazionale dai contorni poco chiari, che rischia di creare un’inutile schedatura.
Le criticità del disegno di legge proposto dal Governo
In sostanza, il provvedimento confonde trattamenti ormonali e farmaci sospensivi della pubertà, definiti quest’ultimi salvavita da oltre 12 società scientifiche, e inasprisce quanto già affermato dalla delibera AIFA del 2019: prima di poter assumere la triptorelina bisogna aver comprovato la ”mancata efficacia dell’assistenza psicologica, psicoterapeutica o psichiatrica”. In altre parole, si tratta di un provvedimento che avvalla in Italia le pratiche di conversione, cosiddette ” terapie riparative”, trattando le persone trans e gender variant minori come persone che devono essere in tutti i modi riportate sul binario di partenza.
Questo approccio è contrario agli standard internazionali per la salute delle persone trans e gender variant WPATH SOC8, nei quali i tentativi di forzare le persone a riconoscersi nel genere assegnato alla nascita, partendo dal presupposto che si tratti a prescindere del genere corretto, sono considerati pratiche da ripudiare.
Anche l’Associazione Italiana di Psicologia si è espressa di recente sostenendo questa linea e argomentando a sostegno del progetto di legge contro le pratiche di conversione in Italia portato avanti da Meglio a Colori.
Contro le pratiche di conversione: la campagna “Meglio a Colori”
La campagna Meglio a Colori, lanciata nel maggio 2024, è un’iniziativa a lungo termine volta a contrastare le pratiche di conversione rivolte alle persone LGBTQIA+ in Italia (scarica il report del primo anno)
Promossa da oltre 30 organizzazioni italiane in collaborazione con la rete europea ACT (Against Conversion Therapy), la campagna mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a sostenere una legge nazionale contro le terapie riparative.
L’Iniziativa dei Cittadini Europei (ECI) promossa da ACT ha raccolto oltre un milione di firme entro maggio 2025, chiedendo alla Commissione Europea di vietare tali pratiche.In Italia, Meglio a Colori ha contribuito con 60.701 firme validate, raggiungendo l’obiettivo nazionale, e continua a sostenere una petizione per una legge italiana che ha già superato le 20.000 firme.
Per un futuro a colori
Celebrare il Coming Out Day significa ricordare che la libertà di esistere con il proprio nome è un atto di verità e di amore.
Un invito ai genitori, alle famiglie e alla società a riconoscere, accogliere e sostenere ogni persona per ciò che è, senza paura.





