Intersex

Le persone intersex

Alcune persone presentano caratteristiche anatomiche genotipiche (legate ai cromosomi sessuali) e fenotipiche (riferite all’anatomia e alla biologia) che non consentono l’attribuzione al sesso maschile o femminile. Queste persone vengono definite intersessuali.

La percentuale della loro prevalenza dipende d quale definizione di intersessualità si usa.
Secondo l’Istituto Beck è intersessuale una persona su duemila.

Questa differenza invece di essere riconosciuta come tale viene negata e le persone intersex sono finora state costrette, sin dalla nascita, ad adeguare l’anatomia a uno dei due sessi secondo un protocollo applicato sin dalla nascita senza dare loro la possibilità di scelta.

La definizione medica, oggi considerata stigmatizzante, è Disordine (o Disturbo) dello Sviluppo Sessuale (DSD), al quale le persone intersex e una parte dalla comunità scientifica preferiscono Differenze dello Sviluppo del SessoVariazione delle Caratteristiche del Sesso (VSC) che descrive il fenomeno con parole non giudicanti.

 

L’anatomia binaria e restrittiva discrimina le persone intersex

Invece di rendere le definizioni anatomiche di maschilità e femminilità più elastiche l’anatomia delle persone intersex si è sempre misurata con dei parametri restrittivi (a partire da quanti centimetri una clitoride “troppo grande” deve essere sussunta anatomicamente a un pene mancato e viceversa).

La si costringe cioè nel binarismo maschio/femmina (protocollo Hopkins), contraddetto nella sua stessa costruzione dall’esistenza delle stesse persone intersex.

Con la convinzione di voler illustrare differenze anatomiche statistiche si assolutizzano certe differenze medie, costruendo su queste differenze una visione, una concezione dei corpi che oltre ad essere fallace nel suo binarismo è anche sessista.

 

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