10 Giugno 2024

Tempo di lettura: 3min

Elezioni Europee di crisi. Cosa succede ora.

Rosario Coco

Le elezioni europee e la crisi

Tra inflazione, venti di guerra e governi poco efficaci nel rispondere alla crisi sociale, in queste elezioni europee l’Europa vede la scalata di Le Pen in Francia e AFD in Germania, nonché quella dei nazionalisti in Austria. La minaccia di un conflitto armato su vasta scala e la propaganda putiniana che soffia sulle forze di estrema destra hanno fatto il resto, insieme all’astensione, che in Italia è il primo partito e in Europa è intorno al 49%. 

La Spagna si conferma baluardo socialdemocratico, con il Partito Socialista che tiene anche se superato di poco dai popolari. Grazie a questo risultato e al successo della CDU/CSU in Germania, la maggiorana che ha guidato l’Europa fino a ora dovrebbe riuscire a riproporsi, ma dovrà trovare risposte nuove per lo scenario attuale. L’Italia rivede un bipolarismo che premia nei fatti le candidature delle leadership e in generale le candidature di peso. 

Brutte e buone notizie

Le brutte notizie sono che Meloni esce rafforzata rispetto a tutte le leadership europee. Un certo generale, inoltre, si aggirerà per le strade di Bruxelles, con tutto il suo corredo spettrale a partire dalla “decima”. Le buone notizie, a partire dal centrodestra, sono l’apertura ufficiale del conflitto nella Lega. L’incredibile uscita di Bossi, fondatore del Carroccio, che ha dichiarato di votare Forza Italia prima della chiusura delle urne, è una bordata senza precedenti. 

Salvini è stato inoltre sorpassato da Forza Italia. Adesso, Tajani ha interesse a differenziarsi da Meloni e potrebbe smarcarsi dalla propaganda “anti-lgbt’ del governo, ad esempio dalle azioni letteralmente persecutorie contro le famiglie arcobaleno e le persone trans e non binarie nelle scuole, anche per giocare un ruolo più importante nel PPE. Inoltre, un’eventuale Lega che ritorna alle origini potrebbe avere un atteggiamento diverso rispetto alle martellanti campagne su GPA e ‘gender’ alle quali ci ha abituato l’ex (speriamo) capitano.

Le elezioni europee e la leadership progressista

L’elettorato progressista conferma l’autorevolezza del PD di Schlein e della sua linea che, se guardiamo alla storia del PD, è quella più avanti sui diritti civili. Il successo di AVS, invece, deve molto a figure come Ilaria Salis, per la sua vicenda personale, Mimmo Lucano e Ignazio Marino, un profilo chiaro per le battaglie sui diritti e sull’autodeterminazione.

Anche il campo liberal-progressista con Stati Uniti d’Europa e Azione è andato discretamente, ma paga una divisione che appare sempre più insensata e dovuta personalismi a dir poco urticanti, che tolgono un numero importante di membri progressisti al prossimo parlamento UE. Il M5S paga invece l’assenza del proprio leader in campo e di candidature in grado di trascinare il voto. Tuttavia, la discrepanza del risultato del movimento tra le politiche e le europee è ormai una costante.  

L’opposizione e il futuro

L’elemento da cui ripartire, per l’Italia, sta nel fatto che le forze di opposizione, considerate nel proprio insieme, hanno dimostrato di poter superare quelle di governo con una leadership chiara sui temi sociali e i diritti civili. Quelle più estremiste come la Lega sono state invece bocciate dall’elettorato.

Alcuni avanzamenti come il matrimonio egualitario, in Europa, sono stati ottenuti da governi guidati da partiti che facevano capo al PPE (Germania, Grecia). Se Meloni vorrà interloquire con i popolari, il tema dei diritti sarà per lei, sempre, un ingombrante tallone d’Achille. A completare il quadro, va detto che i socialisti in Spagna reggono l’urto delle destre dopo aver messo in campo le politiche forse più avanzate in Europa sui temi lgbtqia+. È chiaro, quindi, che la futura coalizione progressista in Italia, potrà essere costruita solo a partire da un totale cambio di passo sull’agenda dei diritti civili, dell’autodeterminazione, dell’uguaglianza.

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