26 Aprile 2024

Tempo di lettura: 8min

Sbagliato escludere le atlete transgender. Il nuovo studio.

Rosario Coco

 

Le atlete transgender hanno diversi svantaggi rispetto alle donne cisgender, contrariamente a quanto si pensa in molte occasioni. Lo spiega uno studio pubblicato il 10 aprile scorso sul “The British Journal of Medicine”, guidato dall’Università di Brighton (UK) e condotto da un team di ricerca internazionale con il sostegno del CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Lo scopo principale era confrontare il profilo cardio-respiratorio, la forza e la composizione corporea di atleti e atlete transgender e cisgender.

(Foto: Paul Childs/Reuters. L’atleta Laurel Hubbard, sollevatrice di pesi transgender che fu eliminata al primo turno alle Olimpiadi di Tokyo)

Atlete transgender e atlete cisgender. Il metodo

Lo studio è attualmente unico nel suo genere, accurato per metodologia e scelta del campione. Il team di ricerca ha reclutato 23 donne trans, 12 uomini trans, 21 donne cis, 19 uomini cis, che praticavano attività agonistica o attività fisica almeno tre volte alla settimana. È stata richiesta una registrazione delle ultime quattro sessioni di allenamento di ogni partecipante per  valutare la coerenza e l’omogeneità complessiva del campione. Atleti e atlete transgender dovevano aver completato almeno un 1 anno di terapia ormonale GAHT, dichiarato volontariamente in fase di consenso e verificato durante le analisi del sangue.

I risultati: i livelli ormonali e la composizione ossea smentiscono numerose ipotesi

I risultati dello studio hanno rilevato una maggiore altezza (+12%) e peso (+ 27%) in media delle donne trans sulle donne cis e una maggiore forza media nella presa manuale (40.7±6.8 kg, CW 34.2±3.7 kg). Allo stesso tempo, le donne trans hanno anche una maggiore concentrazione di ormoni femminili, nella media quasi del 50% in più  742.4±801.9 pmol/L a fronte di 336.0±266.3 pmol/L (piconanomoli per litro).

Contrariamente a ipotesi molto diffuse, non emergono differenze significative nei livelli di testosterone, nella composizione corporea (massa grassa e massa magra), e nella densità ossea.

Il profilo cardiovascolare

I risultati comparati per donne trans (TW) donne cis (CW), uomini trans (TM) e uomini cis (CM) circa l’indice di Tiffenau

Le atlete trans invece hanno una capacità respiratoria significativamente ridotta, in base all’indice di Tiffenau, uno dei principali parametri di riferimento per la salute polmonare. Si costruisce a partire dalla FVC (forced vital capacity), il volume totale di aria (in litri) espulsa in un’espirazione forzata (soffiando), dopo aver inspirato la maggiore quantità d’aria possibile, e la quantità della stessa aria che riusciamo a espellere nel primo secondo di espirazione, detta FEV1 (forced expiratory volume in 1 second). l’indice di Tiffenau è quindi il rapporto FEV1/FVC. Le donne trans hanno un indice di Tiffenau mediamente del 0,83, le donne cis di 0,88.

La potenza aerobica

Un altro parametro importante è la potenza aerobica, VO2 max, cioè la massima quantità di ossigeno che può essere utilizzata nell’unità di tempo da un individuo. I risultati delle donne trans per questo test sono inferiori a quelli delle donne di circa il 17%, con valori medi 54.1±6.0‡ e 45.1±7.6 (mL/kg/min). Questo parametro influenza anche la soglia anaerobica cioè la capacità di sostenere un esercizio prolungato in una situazione di accumulo di acido lattico nel sangue. Anche in questo caso i risultati sono più altri per le donne cis, 87.3±6.3 rispetto a 85.1±6.2 (%V̇O2max).

La potenza degli arti inferiori

Infine, le donne trans risultano mediamente meno performanti anche nel salto con il contromovimento, un test utilizzato per misurare la potenza degli arti inferiori. Il valore è costituito dall’altezza del salto (cm) in rapporto alla massa magra (kg) ed è più alto nelle donne cis del 30% (1.0±0.2 e  0.7±0.2).

Quali conclusioni trarre da questo studio?

Innanzitutto mai dare nulla per scontato e ridimensionare il peso che diamo al sesso assegnato alla nascita. Il coordinatore della ricerca, il professor Yannis Pitsiladis, ha dichiarato a Outsports.com che

la principale raccomandazione di questo studio per le  federazioni internazionali (e dei loro “esperti “) e quella di trattare le donne trans in modo molto diverso dagli uomini cisgender.

Pitsiladis fa parte della Commissione medica e scientifica del Comitato Olimpico Internazionale, che ha contribuito a finanziare la ricerca.

Ha aggiunto:

Ne consegue che le ricerche condotte confrontando uomini biologici con donne biologiche sono quasi irrilevanti in questo dibattito e non dovrebbero essere utilizzate per costruire le policy,  come nel caso di molti “professori da poltrona”, che sostengono la posizione di divieto a-priori per le atlete trans. Il nostro studio sottolinea anche la necessità di condurre ricerche su individui/atleti allenati. Anche l’utilizzo di individui non allenati/non atleti (cis e trans) è di utilità limitata o nulla.

Sede del CIO. Credit: Greg Martin

La posizione del CIO

Questa posizione conferma quanto espresso dal CIO nel 2021, con le linee guida “Framework on Fairness, Inclusion and Non-Discrimination an the basis of gender identity and sex variation”, posizione ribadita anche nel position statement del dicembre  2022. 

Qualsiasi restrizione per le persone trans, afferma il CIO, deve essere basata “su dati raccolti da un gruppo demografico coerente in termini di genere e impegno atletico con il gruppo che i criteri di ammissibilità mirano a regolare”, oltre a dimostrare un vantaggio competitivo costante e sproporzionato per lo sport specifico che mette a rischio la sicurezza di altre atleti e atlete.

In definitiva, questo studio conferma e rafforza il principio per cui non è possibile stabilire criteri di esclusione per le donne trans a partire da dati e statistiche sulle performance di donne e uomini cisgenderServono studi approfonditi sul gruppo target interessato.

Superare l’esclusione delle atlete transgender

Lo studio si pone quindi in modo critico nei confronti di divieti orizzontali e preventivi come quelli realizzati negli ultimi anni dalle federazioni di nuoto, atletica, rugby e persino scacchi, mettendo il luce i limiti di un’impostazione orizzontale e priori dell’esclusione delle donne trans in un determinato sport, che consente solo alle donne trans che hanno intrapreso la sospensione della pubertà di accedere alle categorie femminili.

Questa idea è confermata anche dai dati sugli uomini transgender, di cui si parla molto poco. Secondo questo studio, gli uomini cisgender hanno una forza una maggiore forza nella presa manuale e una maggiore VO2 max relativa, ma livelli simili di testosterone.Per logica, porsi il problema di un vantaggio a priori in un determinato sport per le donne trans, dovrebbe per assurdo farci pensare anche a forme di compensazione per gli uomini transgender, per i quali non si pone mai la questione.

Riflessioni per lo sport di base

Le conclusioni che possono essere tratte incoraggiano prima di tutto lo sport di base a sperimentare nuove soluzioni per includere le persone trans e non binarie, partendo da due esigenze in particolare:

  • affrontare la loro assenza dagli spazi di attività fisica e sportiva e contrastare il clima d’odio che intorno a loro cresce sempre i più;
  • partire dal presupposto che le persone trans e non binarie sono tutte diverse, per cui va privilegiato l’approccio “caso per caso”.

Il compito dello sport di base è smentire con azioni dentro e fuori dal campo la ridicola narrazione degli uomini “che cambiano sesso per vincere una medaglia”.

Oltre a leggere questo studio, basterebbe parlare pochi minuti con una persona trans per capire che non si cambia proprio nulla, ma si afferma la propria identità. Lungi dal vincere, inoltre,  il più delle volte ci si allontana dallo sport, andando incontro alla discriminazione sociale, alla transfobia e a una sanità spesso non preparata sull’argomento. Secondo la ricerca europea SGS (Università dello Sport di Colonia, 2023), 1 persona trans o non binaria su 2 che pratica sport si è astenuta dalla partecipazione a uno sport di proprio interesse.

Esperienze positive in questo senso arrivano dal mondo degli enti di promozione sportiva, dalla UISP e più recentemente da AICS, che si è scontrata con l’associazione Pro Vita circa l’Identità Alias nello sport.

Le atlete transgender e lo sport professionistico

Considerando i principi della Carta Olimpica, la questione più importante è distinguere il tema della pratica sportiva dal rispetto per l’atleta e per la persona, ripulendo il linguaggio d’odio che si sta sempre più condensando intorno alle persone trans a livello generale proprio a partire dalle narrazioni sportive.

Detto questo, al di là dei profili di responsabilità sociale dello sport nella sua interezza, questo studio è una chiara e inequivocabile indicazione sulla necessità rivedere le posizioni prese di recente da alcune federazioni, Nuoto, Atletica Rugby in particolare. È urgente studiare criteri diversi, non a-priori e non orizzontali che tengano conto della storia e delle caratteristiche del singolo o singola atleta oltre a quelle dello sport specifico.

Il caso Hubbard

Il caso di Laurel Hubbard, la sollevatrice di pesi eliminata al primo turno alle Olimpiadi di Tokyo e data per super favorita dai pronostici per il solo fatto di essere trans, dovrebbe aver insegnato qualcosa.

Più in generale, la lezione è che le differenze legate al sesso assegnato alla nascita non possono costituire delle camere stagne all’interno delle quali inquadrare atlete e atleti. Spesso certi parametri risultano limitati da una visione convenzionale ed etnocentrica, come insegna il caso di Caster Semenya, che si è scontrata contro l’idea che una donna non possa (o non debba) avere un livello di testosterone più alto di una certa soglia. Le differenze basate sul sesso assegnato alla nascita vanno quindi inquadrate e considerate in un quadro più ampio.

Alcuni esempi si trovano nelle discipline che utilizzano i criteri di altezza e peso, oppure nello sport paralimpico, dove persone con abilità fisiche diverse vengono messe in grado di competere alla pari.

 

 

 

 

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