26 Gennaio 2024
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Giornata della Memoria: estirpare le radici comuni dell’odio
Valerio Mezzolani
La Giornata della Memoria ricordi tutte le vittime dell’Olocausto
È noto che il 27 gennaio di ogni anno ricorre la Giornata della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto. Forse meno universalmente noto, ahinoi, è il significato del termine come genocidio di tutte le “categorie” di esseri umani considerate indesiderabili dalla Germania nazista secondo criteri non solo razzisti, ma anche liberticidi e omofobi, che hanno portato all’uccisione anche di migliaia e migliaia di rom, sinti, camminanti, disabili, omosessuali, dissidenti politici, testimoni di Geova e criminali comuni. Anche in Italia, la legge che istituisce la giornata della memoria (211/2000), non menziona altre persecuzioni a parte quella del “popolo ebraico e di deportati militari e politici italiani”.
L’Omocausto dunque, come la Shoah nella storia ebraica, rappresenta nella “storia queer” una parte di quel grande e spaventoso orrore pianificato dal regime hitleriano in Europa. A differenza del caso della Shoah, le secolari concrezioni legali all’origine dell’Omocausto non terminarono alla fine della Seconda guerra mondiale: anche i paesi europei che avevano sconfitto il nazismo continuarono per molto tempo a reprimere e punire l’omosessualità. Caso eclatante è la celebre biografia del matematico britannico Alan Turing (1912-1954), decrittatore del codice nazista Enigma durante la guerra. Nel 1952 fu arrestato per omosessualità e si tolse la vita dopo la condanna alla castrazione chimica.
L’Italia e le persone omosessuali nel secondo dopoguerra
In Italia la politica del silenzio attuata dal regime fascista, con una repressione tesa a ignorare il “problema” perché esso non fosse visibile, trovò i suoi epigoni a lungo nell’oscurantismo omofobo dell’era repubblicana come testimonia il caso, anch’esso celebre, di Aldo Braibanti (1922-2014) e Giovanni Sanfratello (1940-2017), la cui relazione portò a un processo-farsa per plagio (reato introdotto dal codice civile d’epoca fascista) che causò al primo (partigiano, antifascista, poeta) la condanna al carcere e al secondo (ventunenne all’epoca dei fatti) il ricovero in manicomio.
La Giornata della Memoria ci ricorda l’importanza delle leggi contro l’odio.
Oggi che ci sembra che le cose in Europa, almeno per quanto riguarda l’omotransfobia di Stato più brutale e diretta, siano meno drammatiche rispetto al pur recente passato possiamo forse permetterci di guardare alle cause che spingono l’umanità verso l’oppressione, intesa nel suo significato più ampio. Antisemitismo, islamofobia, xenofobia, abilismo, omotransfobia come parti di un tutto. Quel tutto che la legge 205 del 1993, detta Legge Mancino, sarebbe secondo molti opportuno comprendesse nella condanna dell’incitamento all’odio, alla violenza, a ogni discriminazione. E invece, come spesso accade, la politica nostrana continua a preferire, chissà quanto consciamente, il sempreverde divide et impera d’antica e infame memoria: il 27 ottobre 2021 un poco edificante teatrino della politica affossò il Ddl Zan fra gli ormai famigerati applausi di una parte del Senato. Le vittime, per lo Stato, non sono ancora tutte uguali.
Una Giornata della Memoria per tutte e tutti
Le radici più profonde dell’odio che, come si ricorda ogni 27 gennaio, risiedono prima di tutto nell’ignoranza e nell’indifferenza, sembrano non essere ancora del tutto estirpate dal cuore della Repubblica (che, per inciso, piace ricordare esser nata dalla lotta antifascista). Basti vedere i recenti fatti di Acca Larentia, che sono assurti quest’anno – giustamente – a maggior visibilità mediatica, ma si verificano puntualmente ogni anno. Un bel modo di reagire sarebbe quello di aggiornare la legge e rendere la Giornata della Memoria, definitivamente, la giornata della memoria di tutte le persecuzioni avvenute, ricordate puntualmente dal Presidente Mattarella, che ha incluso anche le persone omosessuali nel discorso di oggi.
Viva l’Italia antifascista, dunque, e buona Giornata della Memoria.