La situazione internazionale circa le “terapie di conversione”

Le associazioni psicologiche e psicoanalitiche di oltre 65 Paesi concordano su l’infondatezza scientifica di qualsiasi pratica volta a modificare l’orientamento sessuale e l’identità di genere di una persona. A discapito dell’evidenza scientifica, Secondo le Nazioni Unite queste pratiche risultano al giorno d’oggi ancora molto diffuse in tutto il mondo e sono raggruppabili come segue (Nazioni Unite, 2020). 

  1. Somministrazione di ormoni. 
  2. “Terapia dell’avversione”, che consiste nel sottoporre la persona a sensazioni negative, dolorose o spiacevoli mentre è esposta a un certo stimolo piacevole.
  3. Ricondizionamento masturbatorio, ovvero la richiesta di masturbarsi ricorrendo solo a materiale pornografico eterosessuale;
  4. Ipnosi;
  5. Internamento in cliniche, campi o altri centri, in cui le vittime vengono isolate dall’esterno e ricevono ogni tipo di trattamento, spesso inumano e degradante.
  6. Consulenza e altre forme di “terapia” parlata.
  7. “Servizi” che le persone avrebbero il “diritto” di ricevere.
  8. Consulenza religiosa.
  9. Costrizione di bambini e bambine ad aderire a ruoli di genere stereotipati. Questi sforzi sono spesso sono affiancati ai tentativi di modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere o di “prevenire” che essi possano manifestarsi in futuro, rispettivamente, come omosessuale, bisessuale o trans.

L’Italia e le “terapie di conversione”

In Italia, secondo l’LGBTIQ Survey III della FRA (European Union Agency for Fundamental Rights), pubblicato nel maggio 2024, il 18% delle persone LGBTIQ in Italia ha sperimentato un tentativo di “conversione”, volto a far cambiare orientamento sessuale e/o identità di genere. Per l’UE-27 il dato è del 24%.
Negli Stati Uniti (The Trevor Project, 2020), su 40.000 giovani LGBT+ tra i 13 e i 24 anni, il 10% ha affermato di aver intrapreso un trattamento di conversione, il 40% di aver pensato al suicidio.
Nel Regno Unito (National LGBT Survey, 2018), su 108100 persone LGBT sopra i 16 anni, il 2% ha intrapreso un trattamento di conversione, mentre al 5% è stato proposto di farlo. Una persona su quattro ha usufruito di servizi per la salute mentale. 

Nel 2020, il rapporto dell’Esperto indipendente delle Nazioni Unite ha definito le pratiche di conversione come trattamenti disumani e degradanti, paragonabili alla tortura, invitando i singoli Paesi a condannarli. Attualmente seguono questa linea  Canada, Ecuador, Nuova Zelanda, alcuni stati dell’Australia, del Messico e degli Stati Uniti. In Europa, Malta,  Germania, Francia, Grecia, Spagna, Cipro e nel cantone svizzero di Neuchâtel. Si discutono proposte di legge in Austria, Belgio, Irlanda e Paesi Bassi.

Psicologi e Psicologhe

Abbiamo inoltre alcune informazioni solo sull’atteggiamento delle figure professionale  in ambito psicologico. 

 Secondo i dati più recenti raccolti dai follow up del progetto APO (Lingiardi, Nardelli 2013), che provengono dalle regioni Lombardia (2017) e Sicilia (2022), tra le figure professionali della psicologia, solo una persona su cinque considera possibile modificare l’orientamento sessuale se richiesto dal paziente. Nel 2013 lo considerava possibile 1 su 2, un dato che riassumeva 5 regioni (Campania, Emilia R., Lazio, Piemonte, Puglia). 

Sembre in Lombardia e Sicilia, una persona su dieci dubita che l’omosessualità sia una variabile naturale del comportamento umano (OMS, 1990). 

Solo 1 su 5, infine, si sente adeguatamente preparata sui temi dell’omosessualità, mentre  Il 45% in lombardia e il 36% in Sicilia si sentono poco o per nulla preparati.